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Storie dalla rocca pagana: il vitello d’oro

Tesori perduti e leggende della montagna di Storo

( Tione di Trento, 22 Febbraio 2019 )

 

Nella parte sud-occidentale del territorio della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria, si erge una maestosa piramide di roccia calcarea detta Rocca Pagana, guardiano silenzioso del paese di Storo e della parte bassa della Valle del Chiese. Il suo nome deriva ancor oggi da una leggenda sentita e tramandata dalla popolazione locale.

La Rocca probabilmente per l’asprezza delle sue pendici, per la grande difficoltà di accesso e per la presenza di numerose grotte e caverne, la leggenda narra che questa sia stata l’ultimo rifugio dei Pagani che fuggivano dalla evangelizzazione cristiana. I sacerdoti e le sacerdotesse infatti, vedendo ormai la propria fine vicina, nascosero il tesoro più prezioso che avevano, un vitello d’oro, simbolo stesso della loro religione, nelle remote grotte della montagna, mettendovi a custodia una splendida fata. La storia dei Pagani, vinti dal Cristianesimo, cadde ben preso nell’oblio, ma non ebbe lo stesso destino la leggenda del vitello d’oro, che continuò per secoli ad incuriosire i paesani di Storo e dintorni; il ritrovamento di un simile tesoro infatti avrebbe cambiato la vita di questi poveri e miseri contadini. Per molto tempo gruppi di persone si misero alla ricerca di questo prezioso simulacro, ma sempre invano, fino a che, il coraggioso medico del paese, decise di salire la montagna di notte addentrandosi in uno dei suoi angoli più remoti. Fu probabilmente l’oscurità che fece scorgere al medico un bagliore proveniente da un anfratto. Avvicinandosi incuriosito alla luce, l’uomo scorse una splendida donna, come mai ne aveva viste che sedeva all’ingresso della caverna. Non ci volle molto al medico per capire che si trattava di una fata e fattosi coraggio decise di avvicinarsi alla creatura; fra i due fu amore a prima vista e da quel momento il medico perse qualsiasi interesse per il vitello d’oro, invaso com’era dall’amore per la bellissima fata. Seguirono molti incontri notturni fra i due, in cui la fata, vinta dall’amore, confidò che proprio lei era la guardiana del leggendario vitello d’oro, chiedendo però al medico di mantenere il segreto. Il medico, per amore e rispetto della meravigliosa creatura non proferì parola alcuna, ma le sue continue assenza notturne fecero insospettire i paesani, convinti sempre più ormai che l’uomo avesse trovato il tesoro perduto. Una notte perciò, alcuni giovani, lo seguirono nella salita alla montagna e quando lo videro scomparire in una grotta mai vista prima, capirono di essere arrivati al nascondiglio del vitello d’oro. Il gruppetto si calò perciò nella grotta, ma la scoperta fu di ben altro tipo. Il medico giaceva in una pozza di sangue privo di vita e del tesoro dei Pagani e della creatura magica nessuna traccia. Pochi istanti prima infatti, la fata sentito arrivare il gruppo, credé di essere stata tradita dal medico e lo uccise, fuggendo poi nella notte con il vitello d’oro e tutti i tesori dei Pagani, lasciando i baldi giovani, nella caverna buia e umida, privi dell’agognato tesoro.

Fonte della leggenda: Mezzi Fiore (1991). Ai piedi della Rocca Pagana- Piccole storie di tempi lontani, p. 149 - 152.

 

La Rocca Pagana in versione invernale
La Rocca Pagana in versione invernale
 
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