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La torbiera di Fiavé

( Tione di Trento, 29 Novembre 2019 )

Dal 2011 il villaggio palafitticolo di Fiavé è insignito del riconoscimento UNESCO di Patrimonio culturale dell’Umanità. Si tratta di un sito seriale, ossia appartenente alla lista dei 111 “siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”. Esso è ritenuto particolarmente interessante tra circa un migliaio di siti noti che si estendono su territori di 6 Paesi (Svizzera, Austria, Francia, Italia, Germania, Slovenia).

L’insediamento si trova nella Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria, sulle rive di quello che era il Lago Carera, formatosi circa 15000 anni fa, dove l'uomo ha vissuto sin dalla Preistoria (ben 9000 anni fa). Il bacino si estendeva per circa 1300 metri in lunghezza e 800 in larghezza. Questo lago di origine glaciale, nel corso del tempo, è stato progressivamente riempito dalla vegetazione presente sulle sponde, che si accumulano verso il centro del lago, occupando lo specchio d'acqua fino a invaderlo quasi totalmente.  Durante questo lungo processo, l'accumulo dei resti dei vegetali morti si trasforma in un carbone fossile. Il considerevole deposito di torba fa raggiungere al lago lo stadio attuale di torbiera.

Questo giacimento scoperto nel bacino del Carera, quindi, non è altro che un combustibile fossile formato da materia vegetale in decomposizione: radici, muschi, feci, canne ed alghe, che in presenza di un’atmosfera molto umida hanno subito un processo di carbonizzazione. Questo terriccio di foglie, immerso in acqua con poco ossigeno, ha garantito l'eccezionale conservazione di centinaia di pali delle abitazioni preistoriche. Le prime scoperte furono fatte verso la metà del XIX secolo quando la Torbiera di Fiavé fu scavata per cavarne la torba, la quale veniva usata come combustibile e, più tardi, come fertilizzante.

La torbiera di Fiavé è generalmente più nota per il patrimonio archeologico conservato che per i suoi aspetti naturalistici. Infatti, questa area di interesse protetto, grazie alla mancanza di aria, consente una straordinaria conservazione dei reperti, soprattutto organici.

Il biotopo di Fiavé, però, è stato istituito anche in considerazione del suo grande pregio naturalistico: la flora, infatti, è molto interessante e straordinariamente articolata. Grazie alle mutevoli condizioni del terreno sono presenti un gran numero di comunità vegetali diverse, alcune delle quali molto rare. La vegetazione torboso-palustre, con canneti e carici di palude si alterna a quella delle torbiere basse, ai prati umidi, ai cespugli di salice cenerino e frangola. Fra le specie rare è presente la liparide, una piccola pianta della famiglia delle Orchidacee, e la ninfea bianca, che possiede foglie galleggianti sull’acqua e grandi fiori bianchi. La grande varietà di ambienti presente nel biotopo si riflette sulla fauna, determinandone la notevole prosperità e diversificazione.

In primis, la torbiera di Fiavé costituisce un importante luogo di riproduzione degli anfibi, tra cui il rospo comune, la rana verde, e la rana di montagna. In secondo luogo, sono presenti anche numerose specie nidificanti della fauna acquatica: tra queste, si annoverano il germano reale, la cutrettola, la cannaiola verdognola, la cannaiola, il cannareccione e il migliarino di palude.

Dal 1988 il territorio che si trova ai piedi del monte Cogorna, è diventato area naturale protetta con il nome di Biotopo di Fiavè, caratterizzato quindi da un alto livello di biodiversità e da un eccezionale paesaggio, ricco di specie rare e delicate.

(ph.credit Laura Zambotti)
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(ph.credit Laura Zambotti)
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(ph.credit Elena Riccadonna)
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