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Foliage: i colori della biodiversità

Il progetto URBE e la mappatura delle risorse forestali e della biodiversità della Riserva di Biosfera

( Tione di Trento, 17 Novembre 2020 )

 

E’ tempo di autunno, è tempo di foliage.

Questa parola entrata ormai anche nel nostro linguaggio comune ci porta subito ai paesaggi degli Stati Uniti o del Canada dove in questo periodo migliaia e migliaia di alberii virano il verde delle proprie foglie verso coloratissime tonalità di rosso, giallo e arancione.

Ma anche nella Riserva della Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria abbiamo il nostro foliage autoctono e grazie ad alcuni recenti studi sembra che abbia qualcosa di molto interessante da raccontarci.

Ne parliamo con Damiano Gianelle, ricercatore della Fondazione Edmund Mach, che ha partecipato al progetto di ricerca cofinanziato dalla Riserva di Biosfera chiamato URBE con l’obbiettivo di indagare la biodiversità della flora presente sul nostro territorio.

“L’obbiettivo di questa parte di progetto è stata quella di poter dare una rappresentazione accessibile a tutti della biodiversità vegetale presente nella Riserva di Biosfera; la biodiversità si può rappresentare in vari modi ma, se vogliamo far comprendere al grande pubblico che cos’è e perché è importante abbiamo bisogno di strumenti nuovi e immediati”

E quali sono questi nuovi strumenti? Quali nuove tecniche ha sviluppato il progetto?

“Partiamo dalle nuove tecniche sviluppate; il rilevamento della biodiversità vegetale si sta spostando sempre più verso tecnologie di remote sensing, ossia satelliti e arei riescono a fornirci fotografie e dati di aree anche molto vaste; grazie a questi dati, a sistemi informatici e ad alcune rilevazioni puntuali sul campo riusciamo ad estrarre informazioni molto importanti sulla tipologia di specie presenti sul territorio e sulla loro distribuzione”

Come utilizzare queste informazioni per gli obbiettivi di divulgazione visti sopra?

“Da queste informazioni abbiamo generato due tipi di mappe: una è legata alla biodiversità in senso stretto, in quanto permette di sapere nello specifico le specie arboree presenti in alcune zone della Riserva di Biosfera, soprattutto la Val Lomasona; i risultati sono stati sorprendenti in quanto questa zona è sorprendentemente ricca di specie di alberi, arrivando a contarne fino a 30. La seconda mappa è legata al foliage e anche questa ci dà informazioni interessanti rispetto al bosco.”

Quindi il foliage da elemento puramente estetico può darci anche altre informazioni?

“Certamente. Se la mappa di foliage viene letta insieme a quella di biodiversità vegetale è possibile comprendere in maniera molto semplice come si comportano le piante nelle diverse stagioni, capire se in particolari momenti sono sottoposte a stress (es. siccità o gelate tardive); il foliage in sé e per sé non rappresenta la biodiversità ma è un ulteriore prova di quanto il bosco sia un ecosistema, vivo e dinamico a cui bisogna portare estrema attenzione.

Ma il bosco è bosco; è sempre stato lì ed è la natura a governarlo. Perché dovremmo prendercene cura?

“Niente di più sbagliato; innanzitutto il bosco come lo vediamo noi nelle Alpi è frutto di una secolare interazione fra natura e uomo, in cui, se quest’ ultimo segue delle regole precise e rispetta i cicli naturali del bosco, ha un’azione benefica e riesce ad accrescere il grado di biodiversità naturale. Il bosco vario e biodiverso è poi estremamente più resistente e resiliente rispetto a boschi di un’unica specie (es. Vaia che ha colpito principalmente boschi di conifere monospecifiche e cooetanee).

Il bosco poi regola il ciclo dell’acqua, protegge dal dissesto idrogeologico e quando tiene al suo interno vari habitat genera nicchie ecologiche dove possono insediarsi svariati tipi di animali.

E l’uomo dove lo mettiamo? Noi non abitiamo di certo in mezzo al bosco come gli animali.

“Certo questo è vero, ma un bosco di buona qualità e biodiverso come quello che abbiamo trovato in alcune parti della Riserva di Biosfera genera tantissimi servizi utili anche all’uomo; pensiamo alla produzione di frutti e di animali, al rinfrescamento dell’aria, al valore paesaggistico e estetico e anche al legname che è fonte di reddito e vita per le comunità locali; certo per la filiera del legname così come la concepiamo oggi, sarebbe il massimo avere boschi monospecifici, che sono certamente più comodi da lavorare; ma visto l’attuale andamento bisogna lavorare sulla qualità del legname piuttosto che sulla quantità; boschi diversificati garantiscono alti standard qualitativi, oltre ad essere un’ investimento più sicuro, in quanto meno soggetti a shock esogeni come per esempio i cambiamenti climatici o parassiti.”

Quindi che suggerimento possiamo dare alle nostre comunità locali? Puntiamo tutto sul foliage?

“Il foliage è sicuramente un elemento estetico di grande importanza paesaggistica e ciò si ripercuote sulla vivibilità di un luogo per chi lo abita, ma anche sull’attrattività dello stesso per il turismo o l’escursionismo. Ciò però non ci deve far dimenticare gli altri aspetti legati alla biodiversità forestale e a tutti i servizi ecosistemici che il bosco genera per l’uomo e per la natura in generale. Il mio consiglio è perciò di lavorare per mantenere sul territorio boschi sani e differenziati dove al loro interno ci siano vari habitat e nicchi ecologiche. È un principio anche economico se volete, differenziare è sempre sano”

E chi se lo immaginava che da un bosco colorato di autunno potessero uscire così tante cose?

Rimanete con noi perché il progetto URBE ha ancora molte cose da raccontarci.

 

Il foliage autunnale della Val Lomasona  (ph.Mattia Riccadonna)
Il foliage autunnale della Val Lomasona (ph.Mattia Riccadonna)
 
La mappa della biodiversità forestale (ph. FEM)
La mappa della biodiversità forestale (ph. FEM)
 
I danni di Vaia su bosco monospecifico (ph. Il Gazzettino)
I danni di Vaia su bosco monospecifico (ph. Il Gazzettino)
 
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